Pregare con Gesù

I Cristiani sono chiamati a una nuova esperienza. Nelle loro storia bimillenaria l’appuntamento con Cristo Eucarestia non è mai venuto meno né per il terrore delle persecuzioni né durante le guerre.

Oggi siamo costretti per il bene di tutti – in particolare i più deboli, anziani e malati – a non radunarci intorno alla mensa eucaristica, a essere responsabili del bene comune, per debellare insieme un micoscopico nemico: il Coronavirus.

Nel racconto evangelico del cammino terreno di Gesù verso la Morte e la Resurrezione, troviamo come sempre una risposta. La preghiera.

Ripercorriamo allora l’insegnamento di Gesù leggendo il vangelo di Matteo che caratterizza quest’anno liturgico e, rinchiusi in casa per difendere la nostra salute, dedichiamo tempo alla preghiera con un percorso in cinque tappe che si concluderà con un annuncio di grande speranza. Anche da soli, o riuniti con la famiglia, avremo la certezza di pregare con tutta la comunità di Gesù Nazareno, così come accade la domenica intorno alla mensa eucaristica.

Come pregare Mt 6, 5-13

E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.

Voi dunque pregate così:

Padre nostro che sei nei cieli,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno,

sia fatta la tua volontà,

come in cielo così in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

e rimetti a noi i nostri debiti

come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male.

Gesù ci insegna a pregare. La preghiera deve essere umile e arrivare dal cuore, senza ostentazioni, fiduciosa nella bontà del Padre che la esaudirà se fatta con fede: «E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera lo otterrete», Mt 21, 22.

Preghiamo il Padre quindi perché con la forza dello Spirito ci renda capaci di costruire il Regno; ci assicuri l’indispensabile per il sostentamento della vita materiale; perdoni i nostri peccati e ci dia la forza per perdonare coloro che hanno peccato contro di noi; ci stia accanto nelle tentazioni quotidiane per renderci forti e capaci di non cedere al male.

La preghiera è efficace Mt 7, 7-11

Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!

La rassicurazione di Gesù è più che una promessa. Il Padre nella Sua bontà senza limiti non si tira indietro, a chi domanda con fede non nega, ma risponde con generosità.

Preghiamo quindi con la certezza che il nostro pregare non sarà vano, ma efficace: cerchiamo in noi e insieme la fede, bussiamo e il Padre ci aprirà la porta, allora chiederemo con fiducia: e ci sarà dato.

Senza dimenticare il monito di Gesù (Mt 7, 21): «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli».

La preghiera in comune Mt 18, 19-20

“In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”.

Gesù ci fa dono di una grazia – e di un potere – enorme. Se saremo capaci di metterci d’accordo, cioè di seguirlo e operare in modo concorde, per chiedere anche ciò che appare non possibile, il Padre ce lo concederà. E per essere riuniti è sufficiente concordare “sulla terra” enormemente vasta, possiamo chiedere anche se momentaneamente lontani, fisicamente separati, perché siamo uniti per fede, perché Gesù è in mezzo a noi, anche se, distratti, non Lo vediamo.

Pregare abbandonandosi alla volontà di Dio Mt 26, 36-44

Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: “Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare”. E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me”. Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”. Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: “Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”. Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: “Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà”. Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole.

Gesù si raccoglie in preghiera ma non può fare a meno di provare lo sgomento e la paura che l’uomo prova di fronte alla morte. Tanto da sentire il bisogno di confidarlo ai discepoli che lo hanno accompagnato ai Getsémani: «La mia anima è triste fino alla morte». Tanto da chiedere al Padre di allontare da Lui l’esperienza terminale del cammino terreno; tentazione e paura che allontana abbandonandosi con fiducia totale in Dio.

Con una preghiera che ripete per tre volte, solo, gli amici addormentati, di fronte al Padre al quale si affida prima del cammino verso il Calvario e la Croce.

La preghiera sicura del trionfo finale Mt 27, 45-46

A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.

Le tenebre, che nella Bibbia annunciavano gli interventi di Dio giudice (cfr. Am 8,9; Is 13,10; Ger 15,9) avvolgono la terra e Gesù crocifisso grida, apparentemente disperato. Angosciato, certo, ma non disperato. Gesù cita il Salmo 22, che anticipa il racconto della Passione, e che nella seconda parte ne esalta i benefici universali.

“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” non è un’esclamazione di disperazione, ma di supplica, la certezza che il Padre riserva il trionfo finale della Resurrezione.

Ecco, io sono con voi Mt 28, 16-20

Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

Le ultime parole di Gesù, come le riporta Matteo nel suo Vangelo, sono per noi, ancora dubbiosi, indicazione precisa. Nella comunità ecclesiale possiamo esercitare la nostra missione – annunciare la Parola del Cristo – perché battezzati “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Liberi, felici e senza paure: perché Lui è con noi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo.