Padre Ottorino: «Il coraggio di una chiesa nuova e aperta»

Una Chiesa aperta e in uscita. Così padre Ottorino Vanzaghi riassume un anno di attività pastorale a Gesù Nazareno e immagina il prossimo.

«La nostra parrocchia ha una ricchezza di servizi, in tutti i settori, che allarga il cuore. Una realtà che dobbiamo comunicare a tutti con gioia e abbiamo cominciato a farlo per la carità con una campagna d’informazione capillare in tutte la case del quartiere che proseguirà, anche via web, nei prossimi mesi e via via per gli altri settori: liturgia, catechesi, famiglia e giovani. Con un duplice obiettivo: far conoscere i servizi di carità a chi si trova in una condizione di bisogno e stimolare più persone a coinvolgersi, per trovare nuovi volontari, avvicinare chi è ancora restio e le molte famiglie nuove che si sono insediate in Cit Turin».

L’Unità pastorale 9, di cui Gesù Nazareno fa parte con le parrocchie di Sant’Alfonso, Maria Regina delle Missioni, Trasfigurazione del Signore, San Donato e Sant’Anna, si muoverà sulla linea indicata da papa Francesco, proprio per coinvolgere i “lontani”, con momenti di ascolto della Parola nelle case, «una proposta analoga al vangelo nelle case che a Gesù Nazareno proponiamo da anni, ma rivolta a chi non frequenta abitualmente la Chiesa» racconta padre Ottorino.

Anche la catechesi familiare che viene proposta ai genitori di bambini e bambine che si preparano alla prima Comunione va in questa direzione, «con una partecipazione attiva e consapevole delle famiglie, così come avviene con la catechesi da 0 a 3 e da 3 a 6 anni, un cammino, quest’ultimo che dobbiamo far conoscere di più, valorizzandolo al massimo. In modo analogo dobbiamo comunicare meglio gli incontri biblici e gli esercizi spirituali per adulti e giovani, un’occasione di catechesi per adulti che dobbiamo far crescere, anche aumentando le proposte specifiche e nuove», immagina padre Ottorino, con un’attenzione particolare ai giovani della parrocchia che il prossimo anno saranno impegnati per il Sinodo a loro dedicato, che è stato preparato con due appuntamenti nell’Assemblea diocesana in maggio e giungo scorsi.

Anche la commissione liturgica, suggerisce padre Ottorino, dovrà, nel prossimo anno pastorale, impegnarsi per fare in modo che gli appuntamenti con la messa domenicale diventino segno visibile della partecipazione attiva e sentita di tutti. «Il quartiere, come ho già detto, sta cambiando anche sociologicamente: sono in aumento le famiglie giovani che vengono a vivere qui e lo verifichiamo ogni giorno con la richiesta di battesimi e iscrizioni al catechismo. Dobbiamo impegnarci per essere accoglienti e garantire risposte». Con un sogno-segno: restaurare la chiesa.

Costruita a partire dal 1904 mostra all’interno i segni del tempo e per non vanificare l’opera dei tanti che allora la costruirono bisogna intervenire, anche se l’elenco di cose da fare è lungo: sostituire gli infissi; riparare il pavimento; adeguare gli impianti di riscaldamento, illuminazione e amplificazione; restaurare le pareti e ritinteggiarle; costruire il battistero nel primo altare della navata destra.

Una sfida che richiede il coraggio di tutti per far sì che la “casa tra le case” possa continuare a essere il riferimento di chi vive in Cit Turin.

Mauro Fresco